Video - Caffè in Rosa con AIRC, 14 ottobre 2021
18/10/2021 Autore: Angelica Uberti
Giovedì 14 ottobre alle ore 16.30 un altro appuntamento con Caffè in Rosa insieme alla Dott.ssa Marilena Iorio - Ricercatrice dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e AIRC nella splendida cornice della Basilica di San Celso a Milano.
Da anni, ottobre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, il più frequente dei tumori femminili. Sono oltre 50 mila i nuovi casi diagnosticati in Italia ogni anno, tuttavia l'attenzione dedicata ai temi della prevenzione continua ad essere bassa. Un appello che diventa ancora più urgente ora che stanno emergendo gli effetti della pandemia da COVID-19 sui programmi di screening sanitario.
La Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro è il primo finanziatore privato in Italia della ricerca oncologica, che da oltre 55 anni fa della lotta al tumore al seno una delle sue sfide più importanti. Oggi, ancora una volta, punta più che mai l’attenzione sull’importanza della prevenzione e sull’urgenza di trovare nuove cure per chi deve affrontare le forme più aggressive.
Giovedì 14 ottobre, in occasione dell’Edizione 2021 di “Impronte” e dell'apertura straordinaria della Basilica di San Celso a Milano, ANRA è tornata con i suoi Caffè in Rosa in presenza. Gabriella Fraire – Vice Presidente ANRA e Angelica Uberti – Office Manager ANRA hanno intervistato la Dott.ssa Marilena Iorio – Ricercatrice Istituto Nazionale dei Tumori, per parlare insieme di rischio e prevenzione.
Quando nacque AIRC, da chi e perché?
L’Associazione Italiana per la ricerca sul cancro nasce parecchi anni fa, nel 1965 e i soci fondatori sono due pilastri dell’oncologia medica: Giuseppe della Porta e Umberto Veronesi. Loro furono i primi a ideare un’Associazione no profit che si prefiggesse lo scopo di raccogliere dei fondi per la ricerca e furono i primi a capire che per l’oncologia la ricerca è fondamentale; è lo step che viene prima di arrivare a dei farmaci e arrivare a una cura. Negli anni AIRC è poi cresciuta, diventando una struttura capillare sul territorio italiano (esistono oggi 17 Comitati Regionali). È cresciuta dal punto di vista scientifico, con la capacità di divulgare, informare con una serie di iniziative (come la distribuzione delle arance, l’azalea della ricerca per la festa della mamma, i cioccolatini, la settimana della ricerca a inizio novembre) per far conoscere la ricerca e il lavoro dei ricercatori. Infine è cresciuta anche con la capacità di attrarre fondi grazie a donazioni (il Patrimonio che AIRC mette a disposizione dei ricercatori tramite bandi competitivi arriva dai singoli cittadini privati). AIRC è dunque cresciuta tantissimo negli anni, basti pensare che oggi sono più di 5.000 i ricercatori finanziati da AIRC, 4.5 milioni di soci e oltre 150 i progetti in essere.
60 anni fa non si poteva parlare di tumore e ancora oggi si fa fatica a
pronunciare questa parola. “Male di quelli” in molti dicono. Ma la parola corretta è cancro. Secondo te, c’è un blocco mentale, psicologico a riguardo?
C’è ancora oggi un blocco mentale. Sicuramente 60 anni fa non si parlava neppure di tumore; si diceva “brutto male” ed era una vera Spada di Damocle, una condanna. La parola stessa dal greco “cancro”, dava l’immagine di un qualcosa dalla quale protrudevano delle cellule incontrollate, un mostro. Ad oggi ancora il tumore fa paura; è qualcosa di difficile da affrontare e per questo esiste oggi una psico-oncologia che da sostegno ai pazienti e alle famiglie.
A tal proposito, cosa succede nel momento della diagnosi? Esistono dei piani di supporto psicologico?
Esistono e vengono offerti dei piani terapeutici a supporto del paziente e della famiglia grazie alla presenza di alcune strutture. Tuttavia, credo che questo punto vada stressato un po' di più.
E da un punto di vista economico? Qual è la disponibilità e soprattutto
l’accessibilità alle cure?
In Italia abbiamo tanti difetti, ma un sistema sanitario nazionale che offre le cure a tutti. Tuttavia ci sono situazioni in cui si cerca di accedere a cure che non sono state ancora approvate; ad esempio esistono dei piani di accessibilità a farmaci approvati per altri generi di tumore o approvati in altri stati.
Da oltre 50 anni AIRC coltiva un’ambizione che in parte è già realtà: rendere il cancro sempre più curabile. Quali sono i più importanti risultati raggiunti?
Sicuramente sono stati fatti dei passi da gigante. La prevenzione e quindi la diagnosi precoce è un aspetto cruciale in questo. Diagnosticare un tumore quando è ancora piccolo, non è andato a linfonodi è essenziale per avere maggiori chance per arrivare a guarirlo. Poi esistono purtroppo dei tipi di tumore molto diversi tra di loro e AIRC sta cercando di trovare nuovi target terapeutici per riuscire a trovare le cure laddove ancora mancanti.
Fondazione AIRC sostiene dunque la ricerca, ma chi sostiene AIRC?
Siamo arrivati a quasi 4.5milioni di cittadini che sostengono AIRC. Persone che per esperienza, conoscenza o vicinanza decidono di supportare la ricerca con donazioni speciali o fondi.
C'è una sola forza più forte del cancro: le migliaia di sostenitori e volontari AIRC. E nel 2021, i tanti piccoli grandi gesti che alimentano la ricerca rendendo il cancro sempre più curabile, hanno portato la Fondazione a destinare 14,3 milioni di euro a 156 progetti di ricerca e borse di studio in questo ambito. Tra questi c’è anche il tuo progetto, vuoi spiegarci di cosa si tratta e a che punto è la tua ricerca?
Lo scopo della mia ricerca è quello di investigare il ruolo del miR-302b nella risposta ad inibitori di PARP in tumori al seno e all’ovaio con BRCA WT che, avendo un meccanismo di riparo del DNA funzionante, non rispondono a questo tipo di terapia. Gli obiettivi principali sono tre: determinare il potenziale utilizzo dei livelli di miR-302b per predire la risposta al farmaco; valutare se il miRNA è in grado di favorire la risposta al farmaco; valutare se il miRNA è in grado di favorire la risposta al farmaco di questi tipi di tumori; verificare preliminarmente in modelli preclinici la possibilità di somministrare il miRNA in combinazione con le terapie standard. Questo progetto è senz’altro in linea con i progetti precedentemente finanziati da AIRC (MFAG e START UP) che hanno permesso di identificare microRNA cruciali nella biologia di alcuni sottotipi di tumore al seno.
AIRC contribuisce al progresso dell’oncologia grazie alla promozione dei giovani talenti, al sostegno dei progetti di ricerca più innovativi e all’investimento in tecnologie all’avanguardia. Tu rientri a pieno titolo in questa categoria. Raccontarci un pò di te, della tua storia, del perché hai iniziato a studiare Biotecnologie Mediche e del percorso di vita e professionale che hai intrapreso.
Ho sempre avuto la passione per la biologia in generale e poco dopo la laurea in biotecnologie mediche ho deciso di mettermi alla prova con un’esperienza all’estero. Con il supporto dei miei supervisor in INT parto alla volta degli Stati Uniti, dove inizio a lavorare sui microRNA. Dopo alcuni anni in cui faccio la spola tra Italia e America, nel 2011 torno definitivamente a Milano quando un grant STARP UP dell’AIRC mi permette di creare un mio autonomo team di ricerca.
Essere un PI (Principal Investigator) molto giovane, donna, con due bambini piccoli non è stato facile e non lo è tutt’ora. Ma l’impegno, la perseveranza e la passione ripagano sempre. Qual è la sua soddisfazione più grande?
AIRC finanzia progetti in maniera meritocratica quindi già questa è per me una grande soddisfazione. AIRC è per me chi mi ha permesso di fare ricerca.
Da chi e come è composto il suo team?
Il mio team di ricerca è composto da 4 ragazze, una giovane PhD student, 2 post-doc che lavorano con me ormai da anni, una giovanissima studentessa universitaria e un giovane medico tedesco che mi ha contattata e chiesto di entrare a far parte del team.
Una squadra quasi tutta al femminile. A tal proposito, secondo dati dell’UNESCO Institute for Statistics, in tutto il mondo meno del 30% dei ricercatori è donna. In Italia, su 136mila ricercatori, 47mila sono donne (circa il 34%). C’è un motivo secondo lei? Quali sono i numeri in AIRC e quali sono eventuali obbiettivi?
Negli ultimi anni la situazione è un pochino cambiata. In AIRC più del 60% dei ricercatori in realtà è donna e c’è una grande attenzione nella parità di genere. Ciò nonostante, nella ricerca l’impressione è che ai vertici arrivino meno donne. Nell’ambito della ricerca c’è una maggioranza di donne che iniziano con grande entusiasmo e nel corso degli anni abbandonano. Questo avviene perché in Italia non è semplice, non è un lavoro molto remunerativo e ha degli orari molto impegnativi.
Perché fai tutto questo? Qual è la sua motivazione più grande?
Può sembrare retorica, ma la motivazione più grande è quello di fare qualcosa di utile.
Siamo nel 2021, quindi si pensa che oggi si abbiano diagnosi sempre più precoci, accurate e accessibili a un numero più ampio di donne; tuttavia quella contro il tumore al seno resta una delle sfide più importanti per la ricerca. Perché?
I progressi della ricerca per la diagnosi e la cura del cancro al seno hanno portato oggi fino all’87% la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi. L’attenzione deve però rimanere alta perché la malattia colpisce circa 55.000 donne in Italia ogni anno, confermandosi come il tumore più diffuso nel genere femminile. Ci sono donne che non superano la diagnosi del tumore, quindi dobbiamo ancora studiare per offrire nuove terapie, ma abbiamo bisogno di supporto.
Quali sono le azioni che occorre fare? Cosa possiamo fare noi per la ricerca e per noi stesse?
Le persone devono continuare a fare screening. Per fortuna il tumore al seno possiamo davvero curarlo e in alcuni casi guarirlo. La mia sfida oggi è quella di ottenere i migliori risultati con il mio progetto, per ringraziare chi a creduto in me e dare un’opportunità a chi è malato. L’obiettivo di ARIC è quella di rendere completo il suo nastro rosa, a breve. Nel brevissimo.
L’obiettivo di questo Caffè in Rosa è stato senza dubbio quello di sensibilizzare sulla prevenzione del tumore al seno, fornendo un approccio basato sulla gestione del rischio, richiamando il processo di risk management nella fase di trattamento e controllo e cercando di individuare i margini di miglioramento.
“In termini di sensibilizzazione e prevenzione c’è ancora moltissima strada da fare – afferma Fraire. In occasione del nostro consueto appuntamento mensile, abbiamo ragionato su come ANRA potesse essere in grado di dare il proprio contributo divulgativo. Per questo motivo il Caffè in Rosa offrirà un approccio risk-based a una delle tematiche più importanti a livello umano e sociale, cercando di avviare un percorso virtuoso nell’ambito della prevenzione”.